I nonni ci insegnano a risparmiare in molti modi vero? Leggi questo post e forse ti torneranno in mente bei momenti passati con loro.
In uno degli ultimi articoli pubblicati su questo blog, ho promesso che avrei parlato ancora di risparmio. Oggi mantengo la promessa.
Tuttavia, non posso parlare di risparmio se prima non parlo dei miei nonni.
È automatico, non posso farci niente: quando penso al risparmio, alla lotta allo spreco, al valore delle cose… io penso ai miei nonni.
Chiunque abbia condiviso una parte di vita con quella dei propri nonni non avrà difficoltà a capirmi. A tutti gli altri, invece, credo di dovere delle spiegazioni.
Entrambi i miei nonni sono nati alla fine degli anni Venti. Il paesino dove vivevano (il posto dove sono cresciuta) era, allora, meno di un centro abitato. Attraversato dalla Linea Gustav, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, ha conosciuto miseria e distruzione. Nel secondo dopoguerra e fino al boom economico, le attività della maggior parte della popolazione erano ancora legate alla pastorizia e all’agricoltura.
La gente viveva con poco. Per molti, un piatto di pasta era un lusso.
Mia nonna lavorava in un piccolo panificio e vendeva i frutti del suo lavoro al mercato, spostandosi di città in città, arrivando fino al mare, camminando avanti e indietro sulla sabbia, sotto il sole cocente.
Mio nonno lavorava in una cava di marmo. Sistemava le dinamiti e trafficava intorno a enormi blocchi di pietra, rischiando la vita ogni giorno.
Entrambi lavoravano anche in campagna: avevano una vigna, un uliveto, coltivavano i pomodori, e ogni anno, fino a poco tempo fa, raccoglievamo i pomodori, l’uva e le olive insieme a loro. Facevamo la conserva, il vino e l’olio.
Mia nonna faceva il pane, i dolci, le pizze, i fichi secchi, le verdure sott’olio, la salsiccia, e tantissime altre cose…faceva persino il sapone, con la cenere. Andava nell’orto e tornava con le verdure, la frutta e le uova fresche.
In tutta la sua vita, ha sempre lavorato, anche dopo la pensione. Anche quando io, ormai grande, ero in grado di aiutarla. Quando non cucinava, rammendava; quando non zappava, lavava i piatti, ostinatamente indifferente alla lavastoviglie.
Diversamente da mia nonna, nonno è riuscito a godersi meglio il tempo libero della pensione, anche perché le faccende spettavano alle donne di casa. Me lo ricordo vicino al camino acceso, che armeggiava con la tenaglia e smuoveva i tizzoni ardenti, oppure fuori casa, fumando la pipa all’ombra dell’ulivo. A volte, il gatto gli si appollaiava su una spalla, e lui restava seduto, immobile e col collo dritto, per non farlo scendere. L’immagine della mitezza.
Me lo ricordo anche mentre spaccava la legna da ardere, mentre intrecciava cesti di vimini, mentre aggiustava qualcosa di rotto o rimetteva a posto qualcosa di vecchio.
Entrambi avevano un gran da fare e nonostante gli acciacchi della vecchiaia li avessero infiacchiti nel fisico, conservavano uno spirito giovane e una mente lucida, piena di ricordi limpidi.
Come i nonni ci insegnano a risparmiare?
E tra i racconti della guerra e le azioni quotidiane, quando li osservavo, trovavo sempre qualche insegnamento, qualcosa che, fortunatamente, ho trattenuto e messo da parte, e che oggi si rivela utile e attuale.
Mia nonna non buttava niente. Conservava tutto, perché tutto poteva essere utile e buono fino alla fine: il calzino che aveva il buco si rammendava, la busta della spesa si usava per la spazzatura, la carta del pane si usava per accendere il fuoco nel caminetto, le bottiglie vuote servivano per la conserva o per il vino, così come i barattoli di vetro; tutti gli scarti spettavano al mio gatto, alle galline o al cane di mia zia.
Nonno faceva lo stesso: conservava e riparava finché era possibile farlo.
Le cose venivano utilizzate e riutilizzate, nonostante non mancassero i soldi per comprarle. C’era davvero poco da buttare.
In guerra, oggetti di vita quotidiana che oggi compriamo, cambiamo e buttiamo, acquisivano un valore enorme, perché disponibili in quantità limitate. Bisognava salvaguardare quelle cose, così come bisognava salvaguardare il denaro.
Oggi è quasi impossibile ragionare in questi termini. Nonostante la recente crisi economica abbia modificato le nostre abitudini, così come le nostre prospettive, spesso non resistiamo: dobbiamo assolutamente avere l’ultimo iphone, dobbiamo assolutamente comprare quella borsa e non possiamo rinunciare a cambiare i mobili della camera quest’anno.
Sprechiamo soldi in cose inutili, spesso perché costano poco.
Eppure, il risparmio è importante. Avere soldi da parte significa essere in grado di affrontare un’emergenza, poter investire nel proprio futuro o in quello dei propri figli, essere pronti quando le entrate diminuiscono e le spese aumentano.
A volte ci dimentichiamo di queste cose: accecati dalle pubblicità e dalle offerte, smettiamo improvvisamente di ragionare.
Smettere di ragionare in termini economici è pericolosamente facile e può diventare un’abitudine.
La soluzione c’è, e ancora una volta, si chiama risparmio.
Impara dai tuoi nonni
Per ricordarsi dell'importanza del risparmio e su come si fa, provate a pensare ai vostri nonni.
Anche se non ci sono più, hanno sempre qualcosa da insegnarci. Ti è piaciuto questo articolo su come i nonni ci insegnano a risparmiare? Condividilo sui tuoi social!
di Annamaria Cardinali
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