Ci siamo!
Anche quest’anno, è quasi Natale.
Come sarà il vostro?
Siamo abituati ad immaginarci famigliole strette intorno a tavole imbandite, tovaglioli rossi e pungitopo al centro, appositamente abbinati agli addobbi dell’albero e non più casualmente pendant con l'outfit di qualche commensale.
I bambini scartano i regali a mezzanotte e riempiono la casa di urletti di gioia.
Tuttavia, ogni Natale è diverso e ciascuno lo festeggia a modo suo.
Io, per esempio, vengo da un paesino del centro-sud. La mia famiglia è abbastanza numerosa – di solito siamo in 14 a tavola – ma so di tavolate qui in zona ben più popolose della mia (dalle 30 alle 60 persone – parenti stretti, s’intende).
La sera del 24 dicembre siamo tutti a casa mia. Mia mamma si posiziona ai fornelli nel primo pomeriggio e si siede a tavola per ultima; di solito intorno alle 10, quando gli altri sono già al secondo. I regali si scartano prima di mettersi a tavola, e non a mezzanotte. Così facendo, i bimbi smettono di protestare e il regalo diventa l’oggetto del ricatto messo in atto dagli adulti per costringere i figli a sedersi e a mangiare, possibilmente senza urlare. Dopo l’antipasto, il primo e il secondo, tutto rigorosamente a base di pesce (perché mangiare carne rossa alla vigilia “è peccato”), si passa ai dolci. Chi vuole il pandoro, chi il panettone. Nessuno resiste al torrone e agli immancabili “struffoli”, le palline fritte di pasta dolce al miele tipiche della tradizione napoletana.
Di solito, la serata si conclude così: i bimbi giocano, corrono da una stanza all’altra e fanno lo slalom intorno all’uvetta schiacciata sul pavimento; gli adulti si massaggiano dolcemente lo stomaco pieno, sbadigliano pensando al gelo che a breve troveranno in chiesa, per la messa della mezzanotte. E mentre mamma fuma una meritatissima sigaretta e rompe le noci sul marmo del camino acceso, io provo a far entrare tutti i piatti nella lavastoviglie, ovviamente invano.
La storia si ripete il giorno dopo. Cambiano solo il “set” e il menu (pranzo a base di carne da mia zia, piano superiore).
Esistono decine, forse centinaia di modi di trascorrere il Natale.
Esistono famiglie meno numerose, sedute a tavole più dimesse e meno chiassose; altre, divise da lunghe distanze, si ritrovano su Skype e cenano con la webcam accesa. Ci sono persone che a Natale lavorano, come i medici e gli infermieri…
Ci sono quelli che vanno a cena al ristorante e quelli che non possono permettersi neanche il cenone a casa: comprano un pandoro scadente e finisce là.
Ci sono tanti modi di vivere il Natale. Tuttavia, c’è qualcosa che li accomuna tutti.
Non è la fede, non è l’amore, non è la gioia di ritrovarsi (l’occasione, talvolta, fa risvegliare rancori sopiti e costringe le persone a trascorrere interminabili ore assieme). Mi riferisco a qualcosa di più materiale e molto meno spirituale.
Sto parlando dei regali.
Qualunque sia il vostro modo di festeggiare il Natale, nessuno può davvero considerarsi esonerato dall’obbligo di fare regali. Che sia per altri o per voi stessi, economico o costoso, ponderato o improvvisato, riciclato o meno, il regalo di Natale è assolutamente obbligatorio.
Nessuno può presentarsi a mani vuote e pretendere di cavarsela farfugliando scuse.
Si narra di coppie longeve che per un regalo di Natale mancato sono scoppiate, di solidi legami familiari dissolti in un momento, di amicizie secolari terminate bruscamente ai piedi di un abete infiocchettato.
Quanti di voi, in questi giorni, si sono ritrovati a dire “almeno un pensierino bisogna farlo”?
Milioni di voi.
Ed anche se la Federconsumatori ha appena dichiarato che la spesa di quest’anno per regali e cenoni sta letteralmente crollando, sfido chiunque a dire di non aver comprato niente che sia un regalo nelle ultime due settimane. Outlet e centri commerciali sono presi d’assalto, i parcheggi scoppiano e si fanno file interminabili nel weekend per rientrare a casa dopo la spesa.
Certo, spendere soldi per qualcosa che poi si rompe, scade o passa di moda non porta sempre grandi soddisfazioni, né a chi acquista, né a chi riceve, soprattutto se dietro la spesa c’è un budget limitato che si infiacchisce ulteriormente dopo l’acquisto.
Perciò, quest’anno, ho deciso di regalare qualcosa di diverso: qualcosa che non scade, non si rompe e non passa mai di moda. Qualcosa che permetterà, alle persone che amo, di fare e farsi regali sempre più grandi, e non solo a Natale.
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di Annamaria Cardinali
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