Storia di Leonardo e delle Scope Volanti

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Intorno al 1480, un tale Leonardo, figlio di Piero da Vinci, trasferitosi nella città di Firenze dove il padre esercitava da notaio, trascorreva il suo tempo a far fronte alle varie committenze delle signorie dell’epoca, tra cui quella dei Medici, clienti abituali della bottega del Verrocchio, dove Leonardo aveva imparato il mestiere.

Tra un dipinto e l’altro, Leonardo si dilettava a inventare macchine, per lo più a uso bellico, dighe, mezzi di locomozione e quant'altro il suo genio gli suggerisse di progettare.

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Tra le altre cose, anche un sistema dotato di ali, l’antenato del moderno deltaplano, che avrebbe dovuto alzarsi da terra e librarsi nell’aria come un uccello.

Si sa davvero poco circa l’esito di questi esperimenti. Pare che Leonardo avesse una sorta di collaudatore di fiducia, ma delle sorti dei suoi tentativi non è pervenuto nulla, sebbene si possano facilmente immaginare.

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Più o meno nella stessa epoca, i tribunali dell’inquisizione condannavano al rogo le streghe di turno, ree di aver tramato con pozioni ed erbe, ma soprattutto di frequentare periodicamente i sabba con il demonio, una sorta di orgia collettiva destinata a generare il male e a diffonderlo per il mondo.

Curioso il fatto che, l’imputazione, e successivamente anche la confessione estorta con le più atroci torture, comprendesse il fatto che queste donne, presumibilmente contadine, o comunque prive di qualsiasi cultura, ai sabba nei boschi ci andassero svolazzando a bordo di scope di legno, la cui motricità, nonché il combustibile impiegato, rimangono a tutt’oggi uno dei grandi misteri a cui la scienza non è stata in grado di fornire una spiegazione…

In pratica, quel “genio” di Leonardo trascorreva il tempo a progettare una tecnologia che non solo esisteva già, ma che non richiedeva alcun dispositivo particolare, se non una comune scopa di saggina da inforcare standovi a cavalcioni.

Considerato inoltre che buona parte di queste streghe viveva in città, o comunque nelle campagne circostanti, e non sulla vette del Gran Sasso, se ne deduce che decollassero pure dalla pianura, e non da rive scoscese, per raggiungere le quali fosse necessario camminare una giornata intera con il “velivolo” sulle spalle, come invece al povero Leonardo toccava fare.

Se tale circostanza, su cui abbiamo voluto scherzare un po' (si era capito, vero?) potrebbe apparire la trama di una commedia di Goldoni, in realtà non si discosta molto da quanto accade tutt’oggi, nell’epoca dei social.

Per una notizia seria, riguardante nuove scoperte, nuove invenzioni, qualcosa insomma che possa essere di interesse generale, ve ne sono almeno dieci assolutamente campate per aria, senza senso, create con il solo scopo di far “cliccare”, quindi di fare “conversioni”, quindi di raccogliere pubblicità. In pratica, di raccogliere denaro.

Sono le ben note “fake news”. Notizie false che, sapientemente veicolate, risultano talmente credibili che, nel giro di poche ore, agli occhi della gente diventano vere. Certo, all’epoca di Leonardo i tempi non erano così rapidi, quindi una scopa per ramazzare il pavimento impiegava svariati anni per diventare un mezzo di locomozione credibile agli occhi della gente. Ma il risultato era lo stesso. Una falsa notizia, nel giusto contesto, diventava vera, ieri come oggi.

Per certi versi, le affinità sono più palesi di quanto si possa pensare. La Santa Inquisizione seminava i propri dogmi nel terreno fertile dell’ignoranza, che all’epoca era la prassi.
Le fake news sui social pescano nel medesimo terreno di coltura, anch’esso piuttosto fertile. Sono passati secoli, il livello culturale avrebbe dovuto elevarsi, ma una platea di persone a cui passare qualsiasi fesseria la si trova sempre.

Una differenza però esiste, ed è lampante. All’epoca nessuno si permetteva di commentare la dichiarazione di un tribunale ecclesiastico, affermasse pure che le scope volassero.
Nei social non funziona così. Il fatto che una notizia sia vera o falsa è del tutto marginale. Nell’istante in cui viene pubblicata, orde di di nullafacenti del web, persone la cui missione è solo quella di demolire ciò che altri hanno costruito e che loro non saranno mai in grado di fare, si scatenano a commentare, denigrare, insultare colui che si è permesso di postare il documento, spesso a prescindere dall’autorevolezza e dalla reputazione del suo autore.

Se poi si tratta di un falso clamoroso la figura è meschina, ma tanto il web dimentica in fretta, e magari si tratta pure di un profilo farlocco (ma che ce l’hai a fare?)

Spesso l’errore che viene commesso sta proprio qui. Occorrerebbe iniziare presto, da adolescenti, a costruirsi una reputazione sul web che non sia fatta solo di commenti idioti, di record ottenuti al giochino scemo di turno, e più in generale di condivisione di messaggi offensivi traboccanti odio, o nella migliore delle ipotesi privi di qualsiasi contenuto interessante, che possa fornire valore a chi legge.

Perché sarà il caso di cominciare a capire che le aziende alla ricerca di un candidato/a, il primo posto dove vanno a vedere per farsi un’idea di chi si troveranno davanti in un potenziale colloquio, sono proprio i social, e il web più in generale. Che non dimentica affatto.
La reputazione è tutto, quindi occorre coltivarla, giorno per giorno, post per post.

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E sarebbe pure il caso di cominciare a evitare i commenti inutili, offensivi, denigratori, (ne troveremo anche in coda a questo post, vogliamo scommettere?) specie quando l’argomento trattato non lo si conosce, se non per luoghi comuni.

Perché la credibilità la si costruisce giorno per giorno. E per perderla basta un attimo.

di Roberto Zaretti

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