Eccolo qui: tronfio sul suo piedistallo, eretto e in forma smagliante, sfodera un sorriso a 32 denti e si mostra a tutti i suoi cortigiani. Favella del suo successo, fa un elenco dettagliato di tutti i suoi averi e gode nel sentirsi invidiato. Esce di scena calpestando petali di rose che i suoi ammiratori hanno provveduto a spargergli davanti, seguito da leccapiedi fedeli e stolti che anelano ad entrare nelle sue grazie.
Il prototipo del falso vincente ha la fisionomia del pallone gonfiato, un individuo baldanzoso, pulito di aspetto ma lurido nell’animo, che ama pavoneggiarsi vantandosi del suo trionfo sulla mediocrità, tenendo ben celati gli espedienti attraverso i quali ha raggiunto la vetta tanto ambita.
Ai più, appare come in sogno, circondato da un’aura di celebrità e illuminato dai riflettori dei social media. Si serve del web per farsi conoscere, si lascia trasportare dalle sue onde, cullandosi nell’attesa che qualche navigante sprovveduto lo noti, s’innamori di lui, perda la testa prima e poi tutto il resto, pur di seguirlo, pur di avere il suo successo.
Nello specifico, sto parlando dei venditori di bufale (nel senso di frodi, non di mozzarelle).
Costoro si servono della visibilità del web per diffondere un messaggio apparentemente molto chiaro: “Io ce l’ho fatta. Ho i soldi, la Ferrari, il Rolex. Sono un vincente. Io ho tutto questo, tu no. Sei un perdente”.
L’ossessione per la vittoria ed il culto per il successo sono prerogative della mentalità americana. Come norma terapeutica contro la nullaggine, la filosofia yankee sta contaminando l’intero pianeta, scuotendo gli umori depressi dalla crisi economica.
Di film sul sogno americano ce ne sono fin troppi. Credo sia quasi impossibile trovarne uno Made in USA che non tratti, anche solo in un accenno, della corsa al successo, dell’ossessione per l’autorealizzazione, dell’ansia per la sconfitta, del terrore per il fallimento.
Eppure, l’uomo è fallibile per sua natura. La sconfitta è una variabile da considerare, da apprezzare, a pensarci bene. Non è forse vero che dagli errori si imparano le lezioni più importanti?
L’uomo di successo però ha un aria diversa, così invidiabile, così affascinante. Anche quando risulta insopportabile nel suo essere egocentrico, fanatico e offensivo, molti si ritrovano ad ammirarlo, a fare il tifo per lui, a sbavargli dietro, nonostante gli insulti e la presa in giro.
Forse significa proprio questo essere dei Perdenti: sbavare sulle vittorie di qualcuno, invidiare chi si pone al di sopra tutto, senza chiedersi come mai quel successo è stato raggiunto, con quali mezzi il pallone gonfiato l’abbia ottenuto.
E se venissimo a conoscenza degli espedienti, se scoprissimo che si fondavano sulla truffa, sbaveremmo ancora sulla sua bella coda?
Spesso è così: chi non pone limiti al proprio ego non ne ha mai avuti. Per questo sconfina nell’inganno, inventa bufale e bidoni e li vende al pollo di passaggio, ad un prezzo sempre troppo alto. È grazie ai polli, ai bidoni infiocchettati e alle bufale palestrate che individui siffatti ottengono il successo.
Smascherare questi soggetti, purtroppo, diventa sempre più difficile. Di solito lo si fa quando è troppo tardi, quando la bufala si sgonfia e il pavone perde le penne, staccate a morsi dai polli che ha ingannato.
Può servire farsi un paio di domande, chiedersi:
Posso fidarmi delle promesse di costui? Quanto influisce il suo messaggio sulle mie debolezze? Quanto c’è di vero in quello che dice?
In realtà, a pensarci bene, più che capire come riconoscerlo, dovremmo chiederci se ci è davvero indispensabile.
Qual è il vantaggio di seguire le sue orme? Dove mi porteranno i consigli di quest’uomo? Davvero non posso provarci da solo?
In definitiva, resta sempre valida una costante: quando qualcosa brilla più del solito, quando ad essere visibili sono solo i trofei, quando i meriti e la fatica di un’impresa restano nell’ombra, niente è come sembra.
di Annamaria Cardinali
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