Hai mai detto “ho paura di fallire“? Per qualcuno la paura di fallire è una fobia vera e propria.
Allora pensa questa frase “Non ho fallito. Ho solamente trovato 10.000 modi che non avrebbero funzionato.”
Sapreste dirmi chi è l’autore di questa frase?
È un aforisma piuttosto famoso. Fingerò di non conoscerlo e invito chiunque l'abbia già sentito a fare altrettanto… proviamo a fare un gioco! Vi và?
Provate ad immaginare che a pronunciare questa frase sia un vostro amico o un parente (deve essere una persona con la quale avete una certa confidenza). Si parla di questioni importanti, come il lavoro o gli investimenti. Il vostro interlocutore vi racconta dei suoi tentativi andati a male, dei suoi 10 mila buchi nell’acqua. Poi, conclude il discorso con la frase qui sopra…
Quale potrebbe essere la vostra reazione?
Scommetto che molti di voi aggrotterebbero le sopracciglia e col naso arricciato direbbero:“Beh, hai tentato tante volte senza riuscire…direi che hai fallito eccome!”.
Rispondereste con un tono di rimprovero, che per il vostro amico è aspro quanto il biasimo che leggerà nei vostri occhi nei giorni a venire.
Provate a negarlo, a dire “No, poverino, non lo tratterei così”. Nell’intimità delle vostre riflessioni, in quella zona inaccessibile al pubblico che custodisce le idee e le opinioni che non osate rivelare, voi l’avete già condannato.
Certo, non posso stabilire che sarà questa la reazione di tutti, ma sono convinta di aver comunque colto nel segno.
Perché abbiamo paura di fallire
La paura di fallire è dovuta principalmente alla nostra cultura, dove il fallimento è fortemente stigmatizzato.
Siamo cresciuti con l’idea che fallire sia grave, come un delitto, un’onta da portare sulle spalle per il resto della vita. Nessuno vorrebbe fallire. Nessuno vorrebbe rivelare un fallimento ad altre persone.
Figuriamoci ammettere di aver fallito ben 10.000 volte.
E allora perché la frase che ho citato è così famosa? Perché suona così scanzonata, leggera, libera dal peso della vergogna?
Forse perché a pronunciarla è stato Thomas Edison, l'inventore della lampadina.
Edison ammette di aver provato e riprovato ad ottenere il risultato che voleva, sbagliando migliaia di volte. Tuttavia, lo fa con un tono allegro, esprimendo l’essenza di quei fallimenti, così lontani dalla connotazione negativa che noi gli attribuiamo.
Per Edison, il fallimento è stato la via per raggiungere il successo, la strada obbligata, il senso unico impervio pieno di buche e di curve a gomito che sbuca al mare: la via che l’ha condotto alla fama perpetua.
E non è certo stato il solo a fallire e poi a sfondare. La storia è piena di esempi illustri.
Steve Jobs, tanto per dirne una, fu autore di un progetto che si rivelò un flop e per questo fu licenziato dalla sua Apple. Definì questo evento “la cosa migliore che potesse capitarmi”.
Costretto a ripartire da zero, vestì ancora i panni del debuttante. Dopo un paio di tentativi falliti (fonda la Next e la Pixar ma le due aziende si tengono a galla a fatica e solo grazie ai 60 mila dollari che Jobs ci rimise di tasca propria), proprio quando la Apple stava affrontando un periodo di crisi, Jobs inventò l’iMac.
Apple comprò la Next e Jobs tornò a lavorare nella sua azienda, passando direttamente al timone, 11 anni dopo il suo licenziamento.
Cos’hanno in comune Thomas Edison e Steve Jobs, oltre al fatto di essere entrati a far parte della storia dell’umanità per le loro invenzioni? Semplice: sono entrambi americani. O meglio, erano entrambi statunitensi.
È un dato significativo se si pensa all’abisso culturale che ci divide dal “sogno americano” e dal valore che gli yankees attribuiscono al fallimento, soprattutto da un punto di vista finanziario.
Più in là, verso Ovest, dall’altra parte dell’Atlantico, non solo il fallimento è un fatto ammissibile ma viene addirittura considerato come parte integrante del percorso di formazione di ogni buon imprenditore.
Inutile ribadire quanto sia diversa da noi l’idea di fallire, a livello istituzionale, legale e non.
Temiamo così tanto il fallimento da preferire l’inerzia. Scegliamo di non agire, di scartare moltissime delle opportunità che abbiamo perché la paura di fallire è più forte di qualsiasi altro incentivo.
Come superare la paura del fallimento
Eppure, fallire non significa solo perdere. Significa crescere, imparare dai propri errori, affinare le strategie, conoscere nuove strade.
La crisi economica, le nostre leggi, la nostra cultura ci hanno insegnato ad essere cauti ma spesso confondiamo la cautela con l’inerzia e le occasioni preziose ci sfuggono via dalle mani come saponette. Nel nostro settore per esempio si sentono falliti quando si trovano perdere soldi nel trading magari perché alle prime armi e non sufficientemente formati.
Senza scomodare personaggi illustri con altre citazioni, non è forse vero che “chi non risica non rosica”?
Se davvero così fosse, rinunciare a provare sarebbe il vero fallimento.
di Annamaria Cardinali
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