Se ti piace investire nei mercati probabilmente ti stai chiedendo da cosa dipende l’aumento dei cereali e se è questo è un buon momento per acquistarli. La questione è un po’ complessa, poiché la risposta che ti diamo oggi potrebbe essere diversa da quella che ti daremo tra uno, due o sei mesi.
Del resto la volatilità è una delle caratteristiche dei mercati e l’unico modo per fare investimenti sicuri è tenersi costantemente aggiornati. I cereali sono al centro del dibattito mondiale e al momento i prezzi del grano tenero e del mais sono altissimi.
In questo articolo scattiamo una foto della situazione attuale del mercato dei cereali, per capire quali sono le cause, i possibili sviluppi e le soluzioni da adottare per affrontare questa situazione e capire come muoversi con intelligenza e oculatezza.
Quali sono i prezzi attuali dei cereali?
In questo periodo l’aumento dei prezzi dei cereali ha raggiunto livelli record paragonabili a quelli della crisi finanziaria del 2008 e rappresenta un problema non solo per l’Italia, ma in generale per tutto il mondo.
Il 9 marzo si è registrato un lieve calo del prezzo del grano, ma il costo all’ingrosso dei cereali resta altissimo. Nel mese di marzo alla borsa di Chicago il grano tenero si è stabilizzato sui 395 euro a tonnellata e il mais a 271 euro.
Per comprendere quanto sia stato vertiginoso l’aumento, basti pensare che alla vigilia della guerra il prezzo del grano tenero e del mais era rispettivamente di 263 e 244 euro a tonnellata.
La Camera di Commercio di Torino ha trasmesso dei dati che confermano la crescita poderosa dei prezzi del frumento di forza, passato da 364 euro a 380 euro a tonnellata, e del frumento panificabile passato da 310 a 345 euro a tonnellata.
Evidente anche la crescita della farina di mais e della farina di girasole, salite rispettivamente da 568 a 620 euro a tonnellata e da 365 a 460 euro a tonnellata.
Quali sono le cause dell’aumento del grano?
Facile ipotizzare che l’aumento del grano dipenda dalla guerra in Ucraina che però, pur avendo avuto il suo impatto decisivo, non è l’unica causa. Sono diverse le ragioni, alcune collegate al conflitto ucraino e altre no.
Una delle motivazioni principali è il blocco delle esportazioni dal Mar Nero, sul quale affacciano i principali porti ucraini come Mariupol, Odessa e Cherson. Dall’8 marzo inoltre l’Ucraina, per far fronte alla probabile carenza di cibo, ha bloccato le esportazioni di alcune tipologie di generi alimentari, tra i quali mais, grano tenero e grano saraceno.
Da sottolineare il calo delle forniture della Russia, il principale produttore mondiale di grano, che già dallo scorso 14 febbraio aveva notevolmente ridotto le esportazioni.
A queste motivazioni collegate direttamente alla guerra, si aggiungono poi alcuni effetti collaterali del conflitto come l’aumento esponenziale del costo del carburante, che ha messo in gravi difficoltà agricoltori e trasportatori. Non solo risulta complicato produrre cereali, ma anche trasportarli.
In particolare l’aumento del prezzo del gas naturale ha avuto un notevole impatto sul costo dei fertilizzanti all’azoto. Infine da non dimenticare la forte siccità che ha colpito nel 2021 il Canada e gli USA, che ha ridotto i raccolti, diminuito la quantità di materia prima disponibile e fatto aumentare i prezzi.
L’aumento dei costi del pane e della pasta
Tutta questa situazione ha chiaramente influito sull’aumento del prezzo del pane, per il quale il grano incide sull’8,5% del costo finale.
Va fatto un discorso diverso per la pasta, il cui aumento del prezzo è strettamente legato a quello dell’energia, che svolge un ruolo fondamentale nel processo di essiccazione.
Stabilire per quanto tempo e fino a che punto saliranno ancora i prezzi dei cereali è difficile, poiché sia le materie prime che i carburanti continuano a fluttuare. Bisogna attendere che i mercati tornino ad essere più stabili e, nel frattempo, seguire una serie di comportamenti adeguati per preservare i propri investimenti e muoversi nel momento opportuno.
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