In questo particolare momento storico, tra Covid-19 e guerra in Ucraina, stanno aumentando i prezzi di diversi prodotti che hanno un peso notevole dell’economia mondiale, come l’acciaio.
Nello specifico stanno lievitando i costi dei prodotti piani, come coils, lamiere da coils, nastri e lamiere da treno, che ricoprono la maggior parte del consumo nazionale di acciaio.
Gli operatori siderurgici si attendono ulteriori aumenti anche nei prossimi mesi, almeno fino a quando non si sarà stabilizzata la situazione geopolitica mondiale. Nel frattempo gli investitori si chiedono come muoversi sul mercato per capire se è opportuno o meno in questo momento investire nell’acciaio.
Per prima cosa bisogna però analizzare quali sono le cause che hanno determinato un aumento così elevato dell’acciaio e quali sono le dinamiche che lo stanno caratterizzando.
Cosa ha determinato la guerra in Ucraina?
La crisi in Ucraina ha avuto e probabilmente avrà ancora per molto tempo un impatto diretto e indiretto sui prezzi dell’acciaio. Nel mercato dei prodotti piani, cioè le lamiere, le vendite di tutti i produttori europei sono ferme. I vari produttori e gli investitori, prima di fare qualche passo azzardato, vogliono capire cosa succederà e in che direzione andrà il mercato. Solo quando la situazione sarà tornata ad una parziale normalità, probabilmente si smuoveranno le acque.
Le previsioni parlano comunque di una crescita importante delle quotazioni dell’acciaio. La Russia e l’Ucraina sono infatti tra i principali produttori e fornitori di materie prime e di semilavorati siderurgici ai paesi dell’UE e in particolare all’Italia. La guerra ha bloccato la produzione di entrambi i paesi, concentrati adesso in questioni di natura bellica, e inoltre l’incertezza ha un impatto diretto sui prezzi.
Non bisogna dimenticare che, al pari dell’acciaio, è in forte crescita il prezzo dell’energia che anche prima della guerra ucraina nei paesi UE aveva raggiunto il suo massimo storico. Altri possibili scenari sono un’interruzione della fornitura di metalli, come nichel e alcuni semilavorati, e una potenziale rimodulazione dell’export russo verso l’Oriente, in particolare in Asia e in Cina.
L’andamento del prezzo dell’acciaio nel 2021
Secondo una recente ricerca, l’Italia nel 2021 ha importato dall’Ucraina circa 5,18 milioni di tonnellate di acciaio, principalmente materie prime e semilavorati. La guerra ha determinato e determinerà chiaramente un aumento di tutti i prodotti, compreso l’acciaio, che dall’Ucraina vengono trasportati verso l’Italia e l’Europa.
Quello che non è ancora chiaro è quanto sarà effettivamente il rincaro con il quale bisognerà fare presto i conti. C’è poi un altro problema: il bramma, un semilavorato di acciaio greggio a sezione rettangolare, risulta sempre più difficile da reperire poiché chi lo produce preferisce una distribuzione verticale e diretta. Bisognerebbe trovare un piano B e quindi un fornitore alternativo, ma il percorso non è affatto agevole.
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I possibili scenari futuri a breve-medio termine
Difficile fare previsioni a lungo termine, ma di certo le quotazioni e le vendite dei coils a caldo al momento sono bloccate. Il mercato, in questo clima di incertezza, è in una fase di attesa per capire quali possono essere i possibili scenari poiché la guerra non è un semplice “imprevisto” ma è un evento destinato a cambiare le dinamiche abituali.
Le quotazioni riprenderanno quando ci saranno più indicazioni da parte dei produttori e dei fornitori relativamente all’import. Nel breve periodo ci saranno sicuramente dei rincari, probabilmente con rialzi stimati di circa 150-200 euro a tonnellata.
Valori attendibili se si considera che le materie prime, così come i lavorati e l’energia, erano in costante aumento già prima dell’attacco russo. A questi costi bisognerà poi aggiungere quelli della logistica che dovrà essere totalmente ripensata e riorganizzata.
Da non dimenticare poi che problemi come l’aumento dei prezzi dell’acciaio e la sua scarsa reperibilità sono stati determinati anche dall’avvento del Covid-19, che ha causato chiusure degli impianti produttivi a livello mondiale, fermi e rallentamenti nella maggior parte delle attività estrattive, siderurgiche e di lavorazione di prodotti finiti.
Tutto questo proprio in un momento in cui stava aumentando a livello globale la richiesta di materiali edili per costruire edifici ad alte prestazioni energetiche. Il Covid-19, anche se meno letale rispetto alla variante iniziale, continua ancora a circolare e questa è un’altra variabile impazzita da non sottovalutare assolutamente.
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