Carni e Mais: Destini Uguali ma Diversi

Carni e Mais : La raccolta di mais dell’autunno 2013 è stata da record. Quasi 14.000 milioni di bushel hanno contribuito a ridare fiato al settore delle carni, soprattutto bovine, portando un po’ di entusiasmo...
Carni e Mais Destini Uguali ma Diversi
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La raccolta di mais dell’autunno 2013 è stata da record. Quasi 14.000 milioni di bushel hanno contribuito a ridare fiato al settore delle carni, soprattutto bovine, portando un po’ di entusiasmo in un settore che negli ultimi anni non si può certo dire che abbia brillato.

Nel contempo, il future del mais marzo 2014 è sceso a $ 1.095/bu.

Tali dati hanno portato il settore in attivo, dopo quasi tre anni di pesante rosso.

Il calo dei prezzi del mais era auspicato, proprio per catalizzare interesse nel settore e aumentare la produzione di carne.

Tale evento, come detto avvenuto nell’ultimo trimestre 2013, ha effettivamente ridato fiato e restituito speranza agli operatori di settore per l’anno a venire.

Una serie di fattori hanno contribuito a questo per certi versi inaspettato aumento del prezzo.

La situazione in Ucraina, tanto per cominciare, che ha creato incertezza sulle esportazioni di grano della regione del Mar Nero, veicolando i grossi acquirenti di grano verso gli Stati Uniti per far fronte agli approvvigionamenti.

A complicare le cose ci si è messa la soia, che ha incrementato il volume delle esportazioni sostenuta anche dal mercato delle granaglie.

Non bastasse, la domanda interna è aumentata progressivamente con l’aumento del volume delle carni e con l’aumento della produzione di biocarburanti, etanolo in testa.

Ora che l’attenzione si sta spostando sui raccolti del 2014, ecco che situazioni climatiche sfavorevoli rischiano di creare ulteriori problemi, siccità e temperature rigide in primis. Permanendo tale stato di cose, è probabile che la semina di mais verrebbe ritardata, con le conseguenze del caso.

A complicare le cose il fatto che i coltivatori dichiarino di voler ridurre la superficie coltivata a mais di quasi il 4% rispetto allo scorso anno, a favore di colture più remunerative (si veda l’articolo su Soybean di questa settimana).

Se confermato, gli acri destinati al mais per il 2014 corrisponderebbero a 91.691.000 ettari, la più piccola superficie coltivata a mais dal 2010.

Questi fattori rialzisti hanno spinto in alto prezzi del mais, proprio in un periodo in cui gli allevatori necessitano di ripristinare le scorte.

Non è da escludere un intervento governativo teso a calmierare i prezzi, o quanto meno a impedirne un ulteriore ascesa. Nelle operazioni Hekla sul corn, prestare attenzione a iniziative di questo tipo.

Vi sono tuttavia prospettive incoraggianti legate alla quantità di mais che potenzialmente potrebbe essere prodotto. Esistono infatti i presupposti per cui il prossimo raccolto, pur se con minore superficie coltivata, possa risultare superiore rispetto all’ultimo.

Comunque vadano le cose, il traguardo di 165 bushel per acro, a suo tempo auspicato, è ben lontano da poter essere raggiunto.

Più realistico potrebbe essere un raccolto di circa 13,9 miliardi di bushel complessivi, che è grosso modo la produzione del 2013. Sarebbe già un bel risultato.

Occorre infatti prendere consapevolezza di una possibile salita dei prezzi del corn, che tuttavia non esclude affatto una correzione al ribasso e un rapido ritracciamento.

Un altro dato significativo: a Marzo 2014 le scorte di mais sono state pari a 7,01 miliardi di bushel, secondo USDA. Tale parametro è superiore di ben il 30% rispetto a un anno fa, e starebbe a indicare che le scorte sono disponibili.

Tuttavia, buona parte di questo incremento viene trattenuto dai coltivatori nei silos (circa il 45%), e risulta pertanto indisponibile. A conti fatti, le scorte di mais rispetto a un anno fa sono solo il 15% in più.

In sostanza, le rosee previsioni di qualche mese fa sono da ridimensionare, o comunque da valutare con cura.

Una cosa è certa: nei prossimi mesi il mercato delle granaglie sarà sicuramente più rischioso di quanto lo sia stato nello scorso inverno. Occorre prenderne nota.

Anche per il corn potrebbero rivelarsi movimenti speculativi controstagionali, tali da suggerire cautela.

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