Una tazzina di caffè al bar ha subito negli ultimi mesi incrementi importanti e oggi arriva a costare anche 1,25 euro, con un aumento del 16% rispetto al 2021. Come è possibile che una bevanda fatta con acqua e qualche chicco di caffè macinato costi così tanto? I baristi stanno speculando sulle varie crisi sanitarie e geopolitiche, come il Covid-19 e la guerra in Ucraina?
Il discorso in realtà è più ampio e bisogna considerare tutta una serie di fattori che incidono sul prezzo finale del caffè. In particolare è necessario analizzare i costi “nascosti” di una caffetteria e l’aumento di prezzi di prodotti e servizi che, indirettamente, sono comunque collegati al caffè.
Quali sono i costi nascosti in una caffetteria?
Quando ordiniamo un caffè al bar non paghiamo la singola tazzina contenente la bevanda, ma tutta una serie di costi non visibili che però i titolari dei bar devono sostenere.
Innanzitutto bisogna pagare il contratto del barista professionista, che incide fino al 50% sul prezzo finale. Da considerare poi il pagamento dell’affitto del locale (a meno che non sia di proprietà del titolare, che deve comunque sostenere dei costi), così come il mantenimento delle attrezzature varie come la macchinetta del caffè, il macinino e il depuratore. Il titolare deve poi anche acquistare il materiale di consumo complementare, come le tazzine, lo zucchero, i tovaglioli ecc.
Da prendere in considerazione infine i margini di guadagno non solo del titolare del caffè, ma anche dei coltivatori, dei proprietari della piantagione, dei broker, degli importatori, dei trasportatori, dei torrefattori e dei distributori.
Da cosa dipende l’aumento dei costi del caffè?
Una volta chiarito quali sono i costi nascosti, è opportuno comprendere per quali motivi il prezzo del caffè al bar è aumentato in modo così repentino e vertiginoso.
La motivazione principale sta nell’aumento del costo delle materie prime, che ha avuto un peso sostanziale anche nell’impennata dei prezzi dei prodotti al supermercato e in generale degli articoli per la casa.
Quando si parla di materie prime non si fa riferimento unicamente al prezzo del caffè crudo, ma anche degli imballaggi, del packaging e dei vettori energetici come elettricità, gas e carburanti necessari per il trasporto e la distribuzione del prodotto. Per intenderci le tazzine e i piattini hanno subito un rincaro del 20%, le bustine di zucchero del 30% e il latte addirittura del 60%.
Aumento del caffè crudo: quali sono le cause?
Soffermandoci sull’aumento del caffè crudo, possiamo individuare principalmente due cause: i rischi ambientali e il costo dei trasporti.
La siccità è un problema che sta interessando tutto il mondo e che sta influendo anche sulla coltivazione di caffè. In Brasile, il principale produttore mondiale di caffè, c’è stato un lungo periodo di siccità al quale hanno fatto seguito delle gelate che hanno distrutto buona parte della produzione di caffè. L’umidità ha provocato seri danni alla coltivazione anche in Colombia, il secondo produttore mondiale di caffè.
Un discorso a parte va fatto per la logistica dei trasporti, dove si sono verificate molte criticità. I porti mondiali sono ormai congestionati e quindi centinaia di container sono rimasti bloccati fuori ai porti senza la possibilità di attraccare. In sostanza se un anno fa un container costava circa 3.000 euro, oggi ne costa ben 12.000.
Tutti questi fattori hanno avuto un impatto diretto e indiretto sui costi del caffè e per questi motivi i prezzi si sono alzati vertiginosamente al bar e al ristorante.
Conviene investire nel caffè?
Alla luce di quanto detto finora, conviene investire nel caffè? Partendo dal presupposto che bisogna sempre considerare l’andamento del mercato generale e tutti i fattori geopolitici, economici, finanziari e sociali che hanno un impatto diretto, in linea di massima la risposta è sì.
Il caffè oggi continua ad essere una delle bevande più apprezzate e consumate in tutto il mondo, inoltre rappresenta un’ottima soluzione per diversificare gli investimenti.
Come sfruttare la situazione a tuo favore?
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